La pesca

La pesca tardiva di Leonforte, denominata La Settembrina, viene coltivata a Leonforte e nei territori dei comuni limitrofi su una superficie di circa 200 Ha.

La pesca

La pesca tardiva di Leonforte, denominata La Settembrina, viene coltivata a Leonforte e nei territori dei comuni limitrofi su una superficie di circa 200 Ha. L’estensione non eccessiva, contrariamente a quanto si possa pensare, è uno dei punti di forza della produzione. Si tratta, infatti, di un prodotto di nicchia per il quale vanno apprezzate le caratteristiche di qualità a fronte di ogni altra considerazione che andrebbe fatta per altri tipi di prodotti.

La pesca di Leonforte è ormai conosciuta – e ricercata – in tutta Italia. Una testimonianza dell’apprezzamento ormai tributato alla pesca di Leonforte la si può concretamente avere dal successo che questa ha conseguito in occasione delle Fiere alle quali ha partecipato. Il Salone dei Sapori di Milano, la MediAL di Palermo, il Salone del Gusto di Torino, organizzato da Slow Food, sono le esperienze più recenti, e non le sole. Ogni anno, la prima domenica di ottobre, Leonforte celebra la Sagra della Pesca e dei prodotti tipici.

Albero di pesche

La caratteristica peculiare che contraddistingue la peschicoltura a Leonforte è la pratica dell’insacchettamento sulla pianta dei singoli frutti, a partire dalla seconda metà di giugno. Con questa pratica si evita di dover intervenire con prodotti antiparassitari in quanto il frutto è naturalmente protetto dentro il suo sacchetto di carta pergamenata che lo accompagnerà fino alla sua completa maturazione quando, uscitone, dolcissimo, la sua fragranza potrà diffondersi per il piacere dell’olfatto.

La chiamano la Settembrina per il periodo in cui matura, o la Pesca nel sacchetto per la particolare tecnica di coltivazione. E sono proprio questi due elementi a rendere unica la Pesca di Leonforte, da anni ormai simbolo della città e orgoglio dei leonfortesi nel mondo. Su come abbia avuto inizio la coltivazione delle pesche a Leonforte non si hanno notizie certe. Certo è, invece, che le condizioni ambientali e climatiche del territorio hanno favorito la nascita e lo sviluppo di pesche uniche nel loro genere. Non si tratta, infatti, di un’unica varietà ma di più varietà che hanno in comune la tardiva maturazione, che avviene tra la fine di settembre e l’inizio di novembre: in qualsiasi altro posto, invece, le pesche maturano durante il periodo estivo. L’utilizzo del sacchetto, u cuppu, è invece una pratica che è stata introdotta dopo che negli anni ’50 era stata interrotta la produzione di pesche a causa della mosca mediterranea, anche detta mosca della frutta. Da allora, ogni anno a partire dal mese di giugno gli agricoltori passano in rassegna, una per una, tutte le pesche (in quel periodo delle dimensioni di una noce) avvolgendole in un sacchetto di carta pergamenata e chiudendo il tutto con un pezzo di fil di ferro. Il tanto semplice quanto geniale marchingegno ha permesso, quindi, di riprendere la coltivazione e di proteggere il frutto, oltre che dagli insetti, anche dagli agenti atmosferici, evitando l’utilizzo di prodotti chimici. Grazie all’utilizzo del sacchetto, inoltre, la pesca non viene esposta direttamente ai raggi solari e mantiene una colorazione chiara con leggere striature rosse non sempre evidenti. Una volta aperto il sacchetto, infine, il frutto rilascia un inebriante odore che ne anticipa il delizioso sapore.

Pesche sul ramo

Ultimo aggiornamento

25 Settembre 2018, 16:11